Lissa Schwerm Darsteller
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Nome oggetto:. Quindi solo la Regina Maria Pia , la Castelfidardo e la San Martino poterono immediatamente mollare gli ormeggi, seguite poco dopo dalla Principe di Carignano , che era tuttavia sprovvista dei cannoni in batteria.
A tale formazione poterono poi aggiungersi alla spicciolata anche l' Ancona , la Formidabile , la Terribile , la Palestro e la Varese [3].
Il ministro Depretis ritenne quella di Persano una scelta corretta, e fu soddisfatto che la squadra italiana, data la pessima situazione in cui versava, fosse riuscita a prendere il mare in breve tempo.
Diversi ufficiali, invece, iniziarono a considerare Persano un pavido [3]. Il brusco cambiamento d'opinione del Depretis era dettato dalle conseguenze della vittoria prussiana di Sadowa : l'imperatore austriaco aveva proposto al Regno d'Italia di cedere il Veneto a Napoleone III , che lo avrebbe poi a sua volta ceduto all'Italia, ma, dopo intense discussioni, il governo italiano aveva deciso di rifiutare, volendo conquistare il Veneto con le proprie forze [3] [32].
Tali disposizioni ordinavano che la flotta italiana attaccasse quella austriaca in modo da ottenere il controllo dell'Adriatico [3].
Gli ordini prevedevano inoltre la conquista di Cherso e la distruzione dello scalo ferroviario di Aurisina in modo da interrompere le linee ferroviarie che univano Venezia, Trieste e Vienna [3].
In quel momento le navi di Persano sarebbero tornate ad Ancona, intrappolando quelle austriache tra la costa e la flotta italiana [3].
Persano riteneva che, mentre la flotta avrebbe potuto distruggere le fortezze dell'isola, per la sua occupazione sarebbero occorsi almeno 6.
La spedizione fu organizzata affrettatamente, dato che la flotta italiana mancava totalmente di informazioni e mappe richieste inutilmente da Persano [37] o conoscenza della disposizione e consistenza delle difese di Lissa, disponendo inizialmente solo di 1.
In particolare, il presidio di Lissa era composto da circa 1. Tale forza venne poi ridotta a 1. All'interno vi erano altre batterie, quali il forte Erzherzog Max-Feste, provvisto di due cannoni corti da 24 libbre e due da 7 libbre che non potevano essere impegnati sul mare [39].
In mancanza di carte che mostrassero la conformazione e le difese di Lissa, il capitano di vascello D'Amico propose di compiere una ricognizione sotto mentite spoglie, offrendosi al contempo come volontario per tale missione [3].
In base alle informazioni raccolte si decise di attaccare con tre gruppi di navi i principali ancoraggi: porto Comisa, porto Manego e porto San Giorgio.
Vennero inviate a nord e a sud dell'isola, in funzione di vedetta, gli avvisi Esploratore e Stella d'Italia.
Trovato il cavo, si sarebbe dovuto effettuare il taglio entro qualche ora, ma un funzionario austriaco fu inviato sulla Montebello per parlamentare, riuscendo a prendere tempo e permettendo quindi ai difensori di dare l'allarme [3].
Nel bombardamento non sarebbero stati impiegati proiettili in acciaio, da risparmiarsi per un eventuale scontro con corazzate austriache [39].
I comandanti e gli ammiragli avevano ricevuto uno schizzo eseguito da D'Amico per illustrare sommariamente le fortificazioni di Lissa [3].
Intorno all'isola, ai quattro punti cardinali, erano stati inviati gli avvisi Esploratore , Messaggiere , Sirena e Stella d'Italia [3].
Alle le batterie Wellington e Bentinck furono danneggiate ma continuarono a rispondere al fuoco anche se la seconda fu infine ridotta al silenzio [3] ; fu colpita e posta fuori uso anche la batteria Manula, mentre le batterie Zupparina e Madonna rimasero intatte ed efficienti [43].
Tegetthoff, non avendo notizie precise su quanto stava avvenendo e forse temendo una trappola, aveva inviato a Lissa, alle del 18 luglio , un messaggio con cui chiedeva che genere di navi stessero attaccando l'isola [43].
Persano decise di ritentare lo sbarco, per la riuscita del quale era necessario completare la distruzione delle fortificazioni di Lissa [3].
Alcuni cannoni erano andati distrutti ed un proiettile esploso aveva intossicato parecchi uomini. Riunitasi al resto della squadra italiana, la corvetta, che stava anche imbarcando acqua, ebbe i primi soccorsi dapprima da parte del personale sanitario della Re d'Italia e poi dalla nave ospedale Washington [47].
Nel corso della giornata le navi italiane avevano avuto a bordo 9 morti e 73 feriti [34] [49]. L'unica batteria di Porto San Giorgio rimasta illesa era quella detta Madonna, mentre le restanti fortificazioni avevano solo otto cannoni ancora in efficienza [34].
Persano non voleva tuttavia rinunciare all'azione contro Lissa dopo due giornate di bombardamenti [3].
Durante la riunione di guerra sulla Re d'Italia , il capitano di vascello D'Amico aveva proposto di riunire la flotta a Cittanova , sull'isola di Lesina, dove sarebbe stata pronta a reagire ad un eventuale attacco, e di richiedere ad Ancona ulteriori rinforzi di truppe ed altro carbone [3] [34].
Vacca propose invece di tornare ad Ancona per rifornirsi, ma tale idea fu respinta da Persano, che riteneva sarebbe stata vista come un fallimento dell'operazione [34].
La flotta austriaca era composta da tre divisioni [3]. Lo Stadion navigava di fronte alla flotta agendo da esploratore.
Il piano austriaco, a causa della relativamente scarsa potenza di fuoco delle navi, consisteva nello stringere rapidamente le distanze, far fuoco da posizione ravvicinata e speronare una piccola porzione della flotta italiana, dopo averla isolata dal resto della squadra, affondandola e demoralizzando gli italiani per costringerli alla ritirata.
Essendo la nave piuttosto lenta, comunque, la Varese , anche forzando le caldaie si sarebbe potuta infine accodare alla formazione solo una ventina di minuti dopo l'inizio del combattimento [34].
Nel frattempo, la Re di Portogallo e la Castelfidardo vennero rimorchiate lontano dalla flotta per riparare le proprie avarie, dopo di che poterono unirsi alle altre corazzate [34].
Verso le , quando il fumo della flotta austriaca fu in vista, la Varese stava lentamente avvicinandosi al resto della squadra, mentre la Re di Portogallo e la Castelfidardo , riparate le avarie, avevano assunto la loro posizione nella formazione [34].
Altri comandanti, non accorgendosi del trasbordo non segnalato da Persano , continuarono a guardare alla Re d'Italia per ricevere ordini invece che all' Affondatore.
In tal modo Tegetthoff procedette al "taglio del T" della flotta italiana. Alle del mattino le navi austriache ridussero le distanze dall'avanguardia italiana.
Per bloccarlo Riboty fece accostare le sue navi a sinistra staccandosi dal gruppo centrale [58]. La fregata ad elica Novara venne colpita 47 volte ed il suo capitano, von Klint, rimase ucciso.
In conseguenza di queste manovre non organizzate, il gruppo delle tre navi centrali della prima squadra italiana Re d'Italia , Palestro e San Martino rimase isolato dal resto della flotta.
Le navi austriache invertirono la rotta e ritentarono lo speronamento , di nuovo con esito negativo per via della contromanovra italiana [3].
Dell'equipaggio della Re d'Italia morirono 27 ufficiali e tra sottufficiali e marinai [64] , mentre i sopravvissuti furono [65].
Mentre la Regina Maria Pia e la Prinz Eugen defilavano controbordo, bersagliandosi reciprocamente con il tiro dei cannoni e dei moschetti, il comandante Del Carretto ed il comandante della Prinz Eugen , capitano di vascello Alfred Barry, si salutarono con reciproca levata di cappello [3].
Le uniche corazzate non aggregate al gruppo di Vacca erano la Palestro e l' Affondatore. Prima delle il Kaiser fece il suo ingresso a Porto San Giorgio, seguito, nel giro di un'ora, dal resto della flotta [3] , per ultima la Erzherzog Ferdinand Max [68].
Nell'esplosione e nell'affondamento morirono il comandante Cappellini, 19 ufficiali e tra sottufficiali e marinai [9] [72] , mentre solo 23 uomini il tenente di vascello Fabrizio Fabrizi, unico ufficiale superstite, due timonieri, il cuoco ufficiali e 19 marinai che si trovavano a prua intenti a preparare i cavi di rimorchio poterono essere tratti in salvo [9].
Lissa Schwerm - Lissa Schwerm
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Codice standard Codice legacy. Mostra didascalie. L'armamento della squadra austriaca era confrontabile con quello italiano [28] , quasi tutti i cannoni erano ad avancarica, alcuni dei quali ad anima rigata, ma la maggior parte ad anima liscia.
Gli austriaci avevano ordinato alcuni moderni pezzi Krupp da libbre. Sul munizionamento austriaco si hanno solo dichiarazioni slegate da parte di membri degli equipaggi che parlavano dell'imbarco, pochi giorni prima della battaglia, di proiettili di acciaio sulla corazzata Drache e sulla corvetta Novara.
Il 24 giugno il contrammiraglio Wilhelm von Tegetthoff , comandante della squadra navale austriaca, aveva chiesto all' arciduca Alberto d'Asburgo-Teschen , comandante delle forze austriache impiegate sul fronte italiano, il permesso di compiere una puntata offensiva sulla sponda italiana dell'Adriatico per verificare l'effettiva presenza delle forze navali italiane, dato che pochi giorni prima il piroscafo avviso Stadion , inviato al largo di Ancona, non aveva trovato alcuna nave [29].
Quest'ultima procedeva in testa alla formazione ripartita su due file [3]. Dopo aver risposto al fuoco, l' Esploratore diresse a tutta forza su Ancona per informare l'ammiraglio Persano [3].
Persano dispose la partenza di tutte le corazzate in grado di prendere il mare, ma problemi di varia natura immobilizzavano l' Ancona il cui apparato motore era stato smontato ed era in corso di riparazione , la Principe di Carignano , la Formidabile , la Terribile le ultime due stavano trasferendo alcuni cannoni rigati sulla prima, ricevendone in cambio altrettanti pezzi a canna liscia , la Re d'Italia , la Re di Portogallo ambedue afflitte da incendi nelle stive carbonaie , la Palestro e la Varese a causa della diserzione dei macchinisti francesi [3].
Quindi solo la Regina Maria Pia , la Castelfidardo e la San Martino poterono immediatamente mollare gli ormeggi, seguite poco dopo dalla Principe di Carignano , che era tuttavia sprovvista dei cannoni in batteria.
A tale formazione poterono poi aggiungersi alla spicciolata anche l' Ancona , la Formidabile , la Terribile , la Palestro e la Varese [3].
Il ministro Depretis ritenne quella di Persano una scelta corretta, e fu soddisfatto che la squadra italiana, data la pessima situazione in cui versava, fosse riuscita a prendere il mare in breve tempo.
Diversi ufficiali, invece, iniziarono a considerare Persano un pavido [3]. Il brusco cambiamento d'opinione del Depretis era dettato dalle conseguenze della vittoria prussiana di Sadowa : l'imperatore austriaco aveva proposto al Regno d'Italia di cedere il Veneto a Napoleone III , che lo avrebbe poi a sua volta ceduto all'Italia, ma, dopo intense discussioni, il governo italiano aveva deciso di rifiutare, volendo conquistare il Veneto con le proprie forze [3] [32].
Tali disposizioni ordinavano che la flotta italiana attaccasse quella austriaca in modo da ottenere il controllo dell'Adriatico [3].
Gli ordini prevedevano inoltre la conquista di Cherso e la distruzione dello scalo ferroviario di Aurisina in modo da interrompere le linee ferroviarie che univano Venezia, Trieste e Vienna [3].
In quel momento le navi di Persano sarebbero tornate ad Ancona, intrappolando quelle austriache tra la costa e la flotta italiana [3].
Persano riteneva che, mentre la flotta avrebbe potuto distruggere le fortezze dell'isola, per la sua occupazione sarebbero occorsi almeno 6.
La spedizione fu organizzata affrettatamente, dato che la flotta italiana mancava totalmente di informazioni e mappe richieste inutilmente da Persano [37] o conoscenza della disposizione e consistenza delle difese di Lissa, disponendo inizialmente solo di 1.
In particolare, il presidio di Lissa era composto da circa 1. Tale forza venne poi ridotta a 1.
All'interno vi erano altre batterie, quali il forte Erzherzog Max-Feste, provvisto di due cannoni corti da 24 libbre e due da 7 libbre che non potevano essere impegnati sul mare [39].
In mancanza di carte che mostrassero la conformazione e le difese di Lissa, il capitano di vascello D'Amico propose di compiere una ricognizione sotto mentite spoglie, offrendosi al contempo come volontario per tale missione [3].
In base alle informazioni raccolte si decise di attaccare con tre gruppi di navi i principali ancoraggi: porto Comisa, porto Manego e porto San Giorgio.
Vennero inviate a nord e a sud dell'isola, in funzione di vedetta, gli avvisi Esploratore e Stella d'Italia.
Trovato il cavo, si sarebbe dovuto effettuare il taglio entro qualche ora, ma un funzionario austriaco fu inviato sulla Montebello per parlamentare, riuscendo a prendere tempo e permettendo quindi ai difensori di dare l'allarme [3].
Nel bombardamento non sarebbero stati impiegati proiettili in acciaio, da risparmiarsi per un eventuale scontro con corazzate austriache [39].
I comandanti e gli ammiragli avevano ricevuto uno schizzo eseguito da D'Amico per illustrare sommariamente le fortificazioni di Lissa [3].
Intorno all'isola, ai quattro punti cardinali, erano stati inviati gli avvisi Esploratore , Messaggiere , Sirena e Stella d'Italia [3].
Alle le batterie Wellington e Bentinck furono danneggiate ma continuarono a rispondere al fuoco anche se la seconda fu infine ridotta al silenzio [3] ; fu colpita e posta fuori uso anche la batteria Manula, mentre le batterie Zupparina e Madonna rimasero intatte ed efficienti [43].
Tegetthoff, non avendo notizie precise su quanto stava avvenendo e forse temendo una trappola, aveva inviato a Lissa, alle del 18 luglio , un messaggio con cui chiedeva che genere di navi stessero attaccando l'isola [43].
Persano decise di ritentare lo sbarco, per la riuscita del quale era necessario completare la distruzione delle fortificazioni di Lissa [3].
Alcuni cannoni erano andati distrutti ed un proiettile esploso aveva intossicato parecchi uomini.
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Nel corso della giornata le navi italiane avevano avuto a bordo 9 morti e 73 feriti [34] [49]. L'unica batteria di Porto San Giorgio rimasta illesa era quella detta Madonna, mentre le restanti fortificazioni avevano solo otto cannoni ancora in efficienza [34].
Persano non voleva tuttavia rinunciare all'azione contro Lissa dopo due giornate di bombardamenti [3]. Durante la riunione di guerra sulla Re d'Italia , il capitano di vascello D'Amico aveva proposto di riunire la flotta a Cittanova , sull'isola di Lesina, dove sarebbe stata pronta a reagire ad un eventuale attacco, e di richiedere ad Ancona ulteriori rinforzi di truppe ed altro carbone [3] [34].
Vacca propose invece di tornare ad Ancona per rifornirsi, ma tale idea fu respinta da Persano, che riteneva sarebbe stata vista come un fallimento dell'operazione [34].
La flotta austriaca era composta da tre divisioni [3]. Lo Stadion navigava di fronte alla flotta agendo da esploratore.
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Altri comandanti, non accorgendosi del trasbordo non segnalato da Persano , continuarono a guardare alla Re d'Italia per ricevere ordini invece che all' Affondatore.
In tal modo Tegetthoff procedette al "taglio del T" della flotta italiana. Alle del mattino le navi austriache ridussero le distanze dall'avanguardia italiana.
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